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Bologna prima città italiana «amica» dei cinesi tra ideogrammi e tè

di Ilaria Vesentin, da ‘il Sole 24 Ore’, 14 marzo 2017

 

‘Anche la stampa parla finalmente del Tè in Italia, dove infine si è aperta una breccia per un mercato più attivo, più prospero e deisamente mondiale’

Bologna è la prima città metropolitana italiana certificata “Welcome Chinese”, prestigioso riconoscimento governativo di Pechino che permette alle strutture insignite di entrare nel mercato cinese in modo diretto e di beneficiare del sostegno della China Tourism Academy, ente del ministero del Turismo cinese che supporta e accredita i più importanti tour operator cinesi, in collaborazione con la rete televisiva nazionale cinese e China Union Pay, unico circuito di carte di credito emesso in Cina.

Notizia che non si limita a un’etichetta, perché implica la traduzione della segnaletica bolognese negli ideogrammi cinesi e una serie di servizi a disposizione del turista asiatico, come l’acqua calda per il tè gratuita e i terminali Pos collegati a Union Pay. A partire dall’aeroporto Marconi (secondo scalo certificato dalle autorità cinesi in Italia, dopo Fiumicino, e quarto in Europa dopo Parigi e San Pietroburgo) che sta traducendo tutta la segnaletica del terminal e il sito web in cinese, per finire a trasporti locali, a musei, alberghi e ristoranti sotto le Due Torri.

Cinesi in viaggio

Il turismo outbound cinese ha raggiunto i 122 milioni di turisti nel 2016, i consumi hanno raggiunto 109,8 miliardi di dollari. Da quattro anni consecutivi la Cina è in vetta alle classifiche mondiali per numero di viaggiatori, che si stima raggiungeranno nei prossimi cinque anni i 700 milioni di turisti outbound. Nel nostro Paese sono arrivati lo scorso anno circa 1,7 milioni di cinesi «e l’Italia – spiega Li Ruiyu, ambasciatore della Cina in Italia – è diventata una delle più grandi destinazioni a livello europeo e, con il protocollo “Welcome Chinese” Bologna si configura come capitale e meta europea per i turisti cinesi». Oggi sono circa 500 le strutture cerficate Welcome Chinese in 32 Paesi del mondo.

Il festival del tè

Un’altra iniziativa pilota, che debutterà a Bologna il prossimo 7 aprile a Palazzo Dé Toschi, testimonia il ruolo ponte tra costumi orientali e occidentali che l’Emilia si sta cucendo addosso: si tratta di In Tè Festival, il primo festival italiano dedicato ai tè di qualità mondiali, «per sviluppare una cultura della seconda bevanda più consumata al mondo, dopo l’acqua, in cui il nostro Paese è ancora fanalino di coda, ma è una cultura strategica per avvicinare il turista e cliente cinese tanto negli atelier di moda quanto in bar, hotel e ristoranti tradizionali», spiega Liana Bertolazzi, organizzatrice – assieme all’associazione italiana dei maestri del tè ADeMaThè – dei tre giorni di festival bolognese, che parte in scala ridotta quest’anno ma ha l’ambizione di diventare un evento leader. Di riflesso a un mercato domestico oggi minuscolo, se confrontato ai consumi globali di tè (un italiano consuma in media meno di 100 grammi di camelia sinensis l’anno – l’equivalente di 3-4 tazze al mese – un inglese quasi 2 chilogrammi, un polacco 890 grammi, un tedesco 380) ma che si stima crescerà a un ritmo più che doppio rispetto al +3-5% l’anno del mercato mondiale, dato il terreno da recuperare. E forte della presenza, proprio all’ombra delle Due torri, del leader storico e indiscusso nelle macchine per confezionare il tè, il gruppo Ima.

I trend mondiali del tè

Per l’antagonista orientale del caffè ci sono enormi chance di sviluppo e di lavoro nel Belpaese. Dall’import al commercio delle foglie più pregiate che oggi non riescono ad arrivare nelle nostre tazze per i volumi troppo bassi di consumo, alle attività di maestri del tè in Tea House e corner di hotel e boutique. I dati lo confermano: in Italia, includendo il business dell’industria (dominato da Loacker-Twinings, con il 18% del mercato, seguito da Star, Unilever-Lipton e Teekanne-Pompadour) il business del tè vale circa 350 milioni di euro. A livello mondiale si stima superi i 65 miliardi di dollari. Nel mondo si consumeranno quest’anno 6 milioni di tonnellate di tè, secondo Fao, (gli ultimi dati ufficiali si fermano al 2013) e la Cina è il primo Paese sia per produzione (2 milioni di tonnellate) sia per consumi (1,6 milioni di foglie di tè) e supera del 60% il secondo player mondiale, l’India.

La nicchia italiana

«La penetrazione sul mercato non decolla perché in Italia manca la cultura del tè: il tè non si butta giù in un sorso come il caffè, ma le sue virtù salutistiche e il modello positivo di consumo e di vita che implica (il tè è un rito di piacere da celebrare con lentezza, ndr) ci fa essere ottimisti», conferma Fabio Pesce, general manager di Twinings Italia, leader indiscusso del mercato nazionale, che sta crescendo a due cifre nella gamma dei tè verdi e aromatizzati e del 3,2% nei tè classici. Così come sta crescendo di oltre il 10% l’anno il consumo domestico di infusi e tisane, segmento dominato in Italia dalla tedesca Pompadour (con oltre il 39% del mercato). «Il tè è il mercato con cui Ima è nata nelle macchine per il confezionamento ed è un mercato su cui continuiamo a investire perché è in crescita costante sia dal punto di vista dei consumi (+5% l’anno) che dell’evoluzione tecnologica, che va spostandosi verso bustine sempre più green, di design e in grado di conservare foglie lunghe del tè, invece di polverizzarle», conclude Alberto Vacchi, il presidente di Ima. Il gruppo bolognese leader , con il 70% del mercato mondiale nelle macchine per il packaging e 2mila macchine per “tea bags” oggi installate in 77 Paesi.

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