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Tè pagato col bancomat. Dal 2018, multe alle Sale da Tè che non lo accetteranno

Con la nuova manovra finanziaria dovrebbe diventare operativa la mini rivoluzione dei pagamenti con le carte. Dovranno accettarla tutti compresi gli artigiani e i professionisti. Quanto costa al proprietario della sala da tè la gestione del Pos?

MILANO – È in arrivo una rivoluzione con la multa per chi non accetta il bancomat o la carta di credito per i pagamenti. Anche nel caso di un corrispettivo minimo, come l’acquisto di un Tè od un Infuso.

La rivoluzione scatterà con la manovra economica e diventerà operativa nel 2018. Il blitz porta la firma del vice ministro dell’Economia Luigi Casero, che ha inserito la norma nella legge di bilancio che verrà varata dal Governo.

Con l’obiettivo dichiarato di tagliare le gambe all’evasione fiscale e, allo stesso tempo, modernizzare il sistema.

La nuova regola cambia davvero tutto

Se il commerciante, il professionista o l’artigiano, idraulici in testa, non accetteranno il denaro elettronico, ovvero di essere tracciati, scatterà una sanzione di 30 euro ogni volta che il pagamento sarà rifiutato.

«Si tratta – ha spiegato al quotidiano Il Messaggero il vice ministro dell’Economia Luigi Casero – di una sanzione quasi simbolica, ma che indica una cambio di marcia importante».

Una volta inserita in manovra, l’impianto normativo verrà poi messo a punto per evitare distorsioni.

«Tabaccai e benzinai – spiega sempre Casero – sono sostanzialmente favorevoli, ma chiedono una riduzione delle commissioni bancarie, altrimenti sarebbe anti economico dotarsi di Pos».

Insomma, oltre alla categorie interessate, sarà necessario coinvolgere le banche e chi gestisce le cards per trovare un accordo sui costi che in Italia sono i più alti d’Europa. Ma la cosa non è facile.

Di fatto però la bozza del decreto attuativo del ministero dell’Economia e di quello dello Sviluppo Economico è pronta. E dovrà dare sostanza ad un vecchio progetto. Che era gia contenuto nella legge di stabilità del 2016. Ma all’epoca fu eliminato dal Governo.

Quello che prevedeva appunto l’obbligo per esercenti e professionisti di dotarsi di Pos. Che è la famosa macchinetta che legge le carte di credito e i bancomat.

Ora la manovra 2017 prova a completare il cerchio.

Anche perché l’Italia, secondo gli ultimi dati della Bce, è fanalino di coda in Europa sia come somme pagate con le carte elettroniche, sia come numero di operazioni all’anno.

Ma le novità non si fermano qui. Si ragiona anche sull’ipotesi di concedere un piccolo sgravio fiscale a chi usa la carta per pagare acquisti o parcelle.

Da sciogliere poi il nodo dell’obbligo di Pos per una serie di professionisti che non sono a diretto contatto con il pubblico. Lo scopo finale è comunque quello di dare una spallata decisiva a chi nasconde i guadagni e, spesso, naviga nel sommerso aggirando le regole.

Quanto costa al proprietario della sala da tè la gestione del Pos?

I costi del Pos eccessivamente alti per gli esercenti sono il principale ostacolo alla diffusione in Italia di questi strumenti di pagamento elettronici.

Sono tanti i i proprietari e gli operatori delle sale da Tè che evitano di dotarsi di dispositivi per l’accettazione di pagamenti con carta proprio per tagliare le spese di commissione.

Ma quanto può arrivare a costare, per un esercente, la gestione del Pos comprese anche le relative commissioni su ciascuna transazione? Il Pos presenta diversi costi, come ad esempio quello di installazione: va pagato una tantum che è di poco sotto i 100 euro.

Vi è poi il canone mensile, che oscilla tar i 10 e i 24 euro a seconda della tipologia del servizio. Altra voce è il costo fisso per transazione, generalmente pochi centesimi, che alcune istituti bancari richiedono su ogni singola transazione.

Vi è, infine, il costo percentuale per transazione, la voce che influisce maggiormente. Una commissione che l’esercente va a pagare in base all’importo totale, in percentuale.

La spesa finale dipende da fattori quali tipologia di carta del cliente (carta di credito, bancomat, circuito business) e dal circuito.

In linea generale secondo uno studio di Sos Tariffe mediamente ogni esercente spende circa 2mila euro l’anno per le spese legate al Pos.

Liberamente tratto da: Comunicaffè.it

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