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Anche tu usi l’acqua minerale per fare il Tè? potrebbe essere rischioso!

Risultati immagini per plastic bottlesLo  studio “” pubblicato da un team di ricercatori del Dipartimento di geologia e scienze ambientali della State University of New York ,«Le analisi di più di 250 bottiglie di 11 marche di acqua minerale, famose anche per il loro Tè freddo, rivelano contaminazioni di plastiche che includono il polipropilene, il nailon e il  tereftalato di polietilene (PET)». Le bottiglie di plastica analizzate sono quelle di 5 multinazionali: Aquafina, Dasani, Evian, Nestle Pure Life e San Pellegrino e di alcuni marchi nazionali: Aqua (Indonesia), Bisleri (India), Epura (Messico), Gerolsteiner (Germania), Minalba (Brasile), Wahaha (Cina),

Quando i giornalisti di Orb Media hanno contattato due delle principali marche, le multinazionali hanno confermato che «i loro prodotti contengono microplastiche, però hanno detto che lo studio di Orb ne esagera in maniera significativa la quantità». Anche la BBC ha chiesto un commento alle imprese, che hanno risposto che i loro impianti di imbottigliamento vengono  gestiti secondo gli standard più elevati.

Ma dallo studio  sulla presenza di particelle di 100 micron nell’acqua delle bottiglie di plastica è emerso che, in media ce ne sono 10,4  per litro. Inoltre le analisi hanno mostrato la presenza di molto più particolato ancora più piccolo, fino a 6,5 micron, che secondo i ricercatori è probabilmente plastica e la cui media è di 314,6 perticelle per litro.

Attualmente, non ci sono prove che l’ingestione di microplastiche possa causare danni, ma diversi scienziati sono al lavoro per comprendere le potenziali implicazioni e Mason aggiunge: «I numeri che vediamo non sono catastrofici, ma sono preoccupanti». Inoltre gli esperti fannno notare che per chi vive nei Paesi in via di sviluppo, dove l’acqua del rubinetto è spesso contaminata, ovrebbero continuare a bere acqua dalle bottiglie di plastica.

Commentando i risultati dello studio, le multinazionali dell’acqua insistono sul fatto che i loro prodotti soddisfano i più alti standard di sicurezza e qualità e sottolineano l’assenza di qualsiasi regolamento sulle microplastiche e la mancanza di metodi standardizzati per testarle.

Dato che lo studio non è stato sottoposto al consueto processo di peer review e alla pubblicazione in una rivista scientifica, la BBC ha chiesto dei commenti agli esperti del settore e Andrew Mayes, dell’università dell’East Anglia , uno dei pionieri della tecnica Nile Red, ha detto che si tratta di «chimica analitica di altissima qualità« e che i risultati sono «abbastanza prudenziali». Anche secondo Michael Walker, consulente dell’Office of the UK Government Chemist della Food Standards Agency il lavoro «E’ stato ben condotto e l’uso di Nile Red ha un ottimo pedigree».

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