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MOGANSHAN – la più sottovalutata tra le 6 famiglie del tè

Una rarità semidimenticata dal passato glorioso. Alla ricerca di uno dei rari appartenenti della famiglia dei tè gialli, probabilmente la più sottovalutata tra le 6 famiglie del tè.

Moganshan è una prefettura della contea di Deqing, città di Huzhou, provincia dello Zhejiang. Si trova in una zona di bassa montagna coperta da foreste di bamboo e arboree.

Questi paesaggi fiabeschi sono contornati da numerose sorgenti d’acqua che emergono dal terreno sabbioso, le quali probabilmente sono l’origine del nome Mo Gan Shan, “Montagna Non Arida”. Grazie a loro quest’area è un noto luogo di villeggiatura per cinesi e stranieri provenienti dalle grandi città vicine, Shanghai e Hangzhou. Dopo un periodo di semi-abbandono dettato dalle guerre prima, e carestie poi, Moganshan sta recentemente ritrovando la propria identità.

Ma noi siamo qui per un altro elemento che ha reso queste montagne famose in Cina, uno dei rari appartenenti alla nicchia dei tè gialli: il Moganshan Huangya, ovvero “gemma dorata di Moganshan”.

Mi incontro con Chanying, una giovane ragazza maestra dell’arte del tè, che ha poi deciso di prendere le redini dell’azienda di famiglia in attività dal 1960. Non un’epoca d’oro per la produzione di tè, poiché di lì a poco sarebbero iniziati i tumultuosi anni della Rivoluzione Culturale. Ma l’azienda sopravvisse e riuscì anche a prendere la gestione di 2 delle 5 piantagioni, che la tradizione prima e il governo poi, hanno attribuito alla produzione di questa varietà di tè giallo.

In verità la storia del tè in queste terre ha un’origine molto più antica, difatti i primi reperti si hanno intorno al II sec. d.C., poi durante la dinastia Tang (618-907 d.C.) Moganshan fu spesso visitata da Lu Yu, il padre della cultura del tè e scrittore del Canone del Tè, che completò proprio ad Huzhou. Il quale veniva a bere tè e visitare un caro amico che viveva nell’attuale Deqing.

Ma i tè del tempo avevano poco a che vedere con il Huangya di oggi. Questa tipologia di tè giallo difatti nacque intorno alla dinastia Ming (1368-1644 d.C.), quando ormai i maestri del tè dominavano le tecniche per un’ossidazione controllata.

Il tè giallo, storicamente chiamato così perché era il colore della famiglia imperiale, la quale aveva consumo esclusivo di questo tè, deve il suo nome anche alla particolare ossidazione.

Avvolgimento delle foglie di Tè nel panno bagnato

Difatti questo tè condivide molto della sua lavorazione con un qualsiasi tè verde, ma si distingue per una fase chiave in cui le foglie vengono avvolte in un panno bagnato e lasciate ossidare per un periodo che va dalle 4 ore ai 3 giorni. Questa fase dona alle foglie delle venature di un giallo acceso, ed è estremamente delicata, poiché una variazione indesiderata di temperatura o umidità, potrebbe portare alla formazione di muffe e rovinare l’intero lotto.

Inoltre, se l’ossidazione è troppo alta, il risultato sarà indistinguibile da un tè nero, cosa che accade spesso con i tè gialli di bassa qualità. L’ossidazione di un tè giallo non deve superare il 30%, ciò gli dona delle note autunnali, calde e umide che ricordano castagne arrosto, ma allo stesso tempo mantiene la freschezza, la mineralità e le note vegetali di un tè verde.

Guarda il video sull’Avvolgimento delle foglie nel panno bagnato nel player in alto

La fase dell’“ingiallimento” costituita da: ossidazione, ossigenazione e cottura sul wok, sono procedimenti che sono eseguiti solamente a mano e richiedono un alto grado di esperienza. Non stupisce quindi che spesso il prezzo di questo tè arrivi a somme da capogiro.

A causa del suo costo, e della richiesta del mercato assetato di tè verdi simili al Longjing, il Huangya ha subito un’ulteriore evoluzione. Difatti solo il 20% della produzione di Huangya è giallo (=huang), mentre il restante 80% è lavorato come tè verde, nonostante abbia conservato il nome.

 

Le cultivar utilizzate per la produzione di questo tè sono principalmente 2: lo Shui Guo e il Jiu Keng.

Originari di questi luoghi, si distinguono per la lavorazione: lo Shui Guo viene utilizzato per la sola produzione di tè giallo, data la sua maggiore dolcezza. Mentre il Jiu Keng viene utilizzato anche per la produzione del tè verde.

Inoltre, queste piantagioni non vengono ripiantate ogni 30 anni, come la avviene per la maggior parte delle piantagioni a cespuglio per evitare la diminuzione nella produzione di germogli.

Il tè giallo rimane ancora oggi una nicchia conosciuta solo da pochi intenditori che sanno quello che cercano, difatti la produzione di questa tipologia arriva a malapena il 2% della produzione nazionale di tè ed attualmente non vi sono segnali di alcun incremento.

Esperienze di Tè Cinese, a cura di:

Federico Francesconi

Fin da piccolo, grazie alla passione dei genitori, ha bevuto i grandi tè cinesi e crescendo la passione non ha fatto che approfondirsi. Fino a portarlo a viaggiare nell’estremo oriente per scoprire in profondità il mondo del tè. Ha quindi fondato insieme al fratello Pierpaolo il progetto Sogno Sinensis, che vuole aiutare a far conoscere all’Italia e all’occidente la bellezza e le delizie del grande tè.

Ora vive e lavora in Cina, in Hangzhou, nel settore dell’accoglienza, e il tempo libero lo dedica ad esplorare la smisurata cultura del tè dell’area e di quelle limitrofe.

Contatto: https://www.instagram.com/sogno.sinensis/

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